Piccola intervista a Marco

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Sarììn;
CAT_IMG Posted on 22/6/2010, 15:26




Marco Rossetti è attore teatrale e televisivo, ha studiato a Boston, ed è protagonista di R.I.S. Delitti imperfetti in tv.

:: La prima applicazione pratica avvenne nel 1857 proprio a New York, ma è l’Italia, il paese con il più alto numero di ascensori nel mondo. E l’ascensore è proprio il luogo fisico attorno a cui ruotano le vicende del tuo primo film, “Scontro di civiltà per un ascensore in piazza Vittorio” in uscita il 7 maggio, per la regia di Isotta Toso con Kasia Smutniak e Daniele Liotti.
Gli spazi stretti e condivisi, come pure sono i condomini in Italia o i grattacieli a NY, secondo te, portano solo a litigi e incomprensioni o c’è anche modo per imparare dagli altri, crescere e creare legami? Il film che punto di vista racconta?

Il film vuole arrivare proprio a questo, imparare dagli altri. Ci sono varie vicende che ci fanno capire come è stupido fermarsi all’apparenza e giudicare senza conoscere. Il ruolo dell’ascensore in questo caso è la scusa per accendere i litigi tra i vari condomini. Ma il film non è solo uno scontro, ha anche un lato umano commovente che ci aiuta a comprendere delle situazioni familiari lasciate in sospeso, ad esempio tra il mio personaggio, Lorenzo Manfredini e il fratello Marco (interpretato da Daniele Liotti) . E’ un film che sicuramente ti lascia qualcosa. Ti fa capire la necessità di vivere senza lasciare in sospeso situazioni che sarebbe meglio risolvere subito, piuttosto che portarsele dietro vivendo nel rimorso.

:: Dal 18 marzo torni in tv con “R.I.S. 6, Delitti imperfetti” su Canale 5: nella fiction sei il Tenente Bartolomeo Dossena. Quanto ti assomiglia? E quanto è difficile preparare un personaggio?
Il tenente Bartolomeo Dossena è un personaggio molto distante e allo stesso tempo molto a vicino a me. Credo che ogni personaggio che si interpreta sia innato, che comunque ci appartenga, basta scavare un po’ nel nostro intimo. Chi di noi non si è mai arrabbiato, innamorato? Ha pianto disperatamente, riso in maniera convulsa, litigato con un familiare? L’attore deve riuscire a rivivere in maniera “reale” queste emozioni che in fondo sono i propri sentimenti. Sicuramente influisce in maniera determinante la propria vita privata, cioè ci sarà sicuramente qualcuno più portato per un ruolo rispetto ad un altro. Ma questo non vuole dire che non si possa arrivare a intepretare un ruolo distante da noi. Una volta inquadrato il personaggio, sono le sfumature che lo rendono unico: io farò una cosa che può risultare interessante con una penna, per esempio, che te non avresti fatto, o viceversa. Comunque sia preparare un personaggio è tanto difficile quanto affascinante. Ti si attivano sensi che prima non avresti utilizzato, sei più attento a tutto ciò che ti circonda, a quello che fai, come ti muovi, anche a come bevi un semplice bicchiere d’acqua.

:: Un ricordo su New York.
Mi piacerebbe tornare a New York. Ho constatato che si potrebbe definire o bianca o nera, nel senso che c’è chi rimane estasiato ed entusiasta da tanto rumore, traffico, caos, divertimento (e questo è il mio caso) , e chi invece potrebbe definirla solo ed esclusivamente invadente, terrifcante, snervante. Comunque sia è da vedere, è un’esperienza che ti porterai dentro sempre, e io ho avuto la fortuna di poterla fare.
 
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